Gesuiti
Jesuit Social Network
Rete delle attività sociali promosse dalla Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
JSN Disagio sociale Il risveglio della vita

Il risveglio della vita

P. Mario Marafioti sj

Per essere vincenti contro tutte le droghe

di padre Mario Marafioti s.j.

L’uomo, sazio di “sostanze”, cade facilmente nel torpore: quanto più è saturo di riempitivi e surrogati, tanto più sono sopite le facoltà dell’anima! È necessario un risveglio

Risveglio vuol dire presa di coscienza che diventi appello alla libertà e, quindi, spinta alla decisione e all’azione conseguente e coerente. Coscienza del tipo di società che abbiamo costruito e andiamo costruendo, e delle condizioni reali (confusione, corruzione, ipocrisia, sperequazione, solitudine, emarginazione, esclusione…) in cui facciamo nascere e crescere i nostri figli; coscienza della cultura del “vuoto” di relazioni e valori e del “pieno” di avere, potere, apparire che inocula, nei nostri ragazzi, il virus della droga madre, la mentalità egocentrica che partorisce le droghe figlie (i vari tipi e oggetti di dipendenza); coscienza della minaccia che grava soprattutto sulle giovani generazioni e, quindi, sul futuro dell’umanità…

La conoscenza bussa alla volontà; la verità interpella la libertà!

La guerra contro la droga non è stata vinta perché non la si è voluta neanche veramente “combattere”! Il “nemico” ha invaso il nostro territorio; è penetrato nelle nostre città passeggiando per le vie e per le piazze; ci è entrato in casa; ha trovato libero spazio nel vuoto affettivo, relazionale, valoriale, dei nostri figli; ha approfittato della loro fragilità e si è insediato nella loro sensibilità e nelle loro vene, nella loro assuefazione.

La società e la cultura degli interventi a bassa soglia hanno preferito rassegnarsi allo statu quo, dare libertà (e proporre legalità!) all’“invasore” e lasciare alle mani e ai piedi dei nostri figli le catene della dipendenza, favorendoli addirittura nel mantenerle e nel porgere ogni giorno spontaneamente i polsi a chi li ammanetta!

Bisognava, bisogna cercare più attivamente e decisamente di spezzare le catene delle droghe figlie, individuandole e affrontandole al loro primo apparire: l’uso delle sostanze è generalmente preceduto e contornato da dispersioni, seduzioni, assenze; da tempo-cose-persone-tutto per me, secondo il mio bisogno, per la soddisfazione del mio bisogno; da attese e pretese senza limiti, da autonomismo intoccabile e reattività scontrosa, da maschera e blocco a oltranza…! Non c’è tempo da perdere! Occorre superare superficialità, sottovalutazione, relativismo, permissivismo; debolezza, condiscendenza e falsa pietà; ignoranza, attendismo, rimozione o panico, e ansia, discussioni e accuse o sensi di colpa e vittimismi! È necessario essere determinati e concreti nel prevenire e curare, mettendo in atto tutti i mezzi (fisici, psicologici, familiari, politico-sociali e legislativi, culturali e spirituali) e ricorrendo ad assunzione di responsabilità e scelte esigenti, anche drastiche; correzioni di rotta o inversione di marcia…)!

Bisognava, bisogna contemporaneamente sostenere la guerra contro la droga madre! Perché la droga madre è quel nemico invasore che ha occupato non soltanto la psiche dei nostri figli, ma anche il nostro sistema di pensiero e di azione, la visione mentale e gli stili di vita individuali e sociali, così ordinariamente egocentrici da convivere con chiusure, evasioni e dipendenze divenute “normali”! Normalità malata! E malattia vissuta, subita, non combattuta! È meglio limitarsi a “regolare” il proprio male o è meglio lottare per debellarlo? Lo stesso linguaggio – “limitazione del danno” – che ha finito per imporsi nella società e nella cultura consumista e permissiva, vuol dire che il danno non lo si vuole eliminare!

È suonato l’allarme emergenza educativa! Su tutti i fronti dei minori, dei giovani e degli adulti è stata lanciata la sfida che decide del futuro, la sfida pedagogica! È una chiamata alle armi! Uscendo dalla distrazione, dall’indifferenza, dalla passiva rassegnazione, e dai tavoli dei teorici della ricerca e degli esperti del dibattito, bisogna arruolarsi per una rivoluzione culturale globale e permanente!

Una rivoluzione che pensa globale e agisce locale, partendo dalla visione della vita e dai modelli di sviluppo, cambiandone l’immaginario e il vocabolario, traducendoli nel linguaggio dei valori e nelle scelte e stili di vita sani per tutti: per la persona; per la coppia; per la famiglia; per la società…

Il Vangelo la chiama conversione, un invito a cambiare mente e cuore alla sequela di Cristo, il vero grande Rivoluzionario della storia umana, capace di fornire ai “tossici” e ai “dipendenti” (di tutti i tipi di tossicità e dipendenza), e a chi desidera e decide di combattere a partire da loro, l’arma vincente: non vivere più per se stessi, ma per amare e per servire, unendo insieme la passione dell’uomo e la passione di Dio, all’orizzonte del Bene Comune!

Solo con la promozione e l’esercizio di quella cultura alternativa che è segno e strumento della rivoluzione/conversione permanente, si può ottenere la vittoria contro la droga madre, da cui dipende quella contro le droghe figlie!

Padre Marafioti  fondatore della Comunità Emmanuel di Lecce, che si occupa di molte situazioni di disagio: disabili, tossici e alcolisti, malati di Aids, bambini abbandonati, famiglie in difficoltà. Ha cooperative sociali e progetti all’estero di cooperazione allo sviluppo

Condividi