Roma. Un appello alla giustizia per l’Europa
La nostra storia comune è segnata da milioni di europei in fuga da persecuzioni politiche e religiose, dalla guerra, dalla dittatura, dall’oppressione
In un vibrante discorso al Parlamento di Strasburgo, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha sottolineato che garantire degnamente asilo ai rifugiati è una questione di umanità e di dignità umana, ma anche di giustizia storica.
La “crisi dei rifugiati” alle frontiere europee è una situazione nuova per dimensioni e modalità, ma è utile ricordare che il numero dei rifugiati è in crescita da anni e che il flusso che interessa l’Europa rappresenta una parte relativamente piccola del quadro globale. È stato tuttavia sufficiente per mostrare l’inadeguatezza di un sistema europeo di asilo che si dichiara comune, ma che nei fatti è pieno di contraddizioni e incoerenze. La politica straordinaria messa in atto nelle ultime settimane dall’Unione stride con le parole enfatiche di Juncker. Il piano di ricollocazione (relocation) su cui si investono molte risorse interesserà in due anni appena 120.000 richiedenti asilo “con evidente bisogno di protezione internazionale” (dall’Italia 15.600 in tutto), di alcune specifiche nazionalità (al momento quattro). Alla fine del 2014 l’UNHCR individuava 33 guerre in atto e 13 situazioni di crisi che costringono ogni giorno alla fuga milioni di persone. Non tenerne conto significa creare, anche per l’opinione pubblica, rifugiati di serie A e rifugiati di serie B. Significa suggerire che per decidere chi è un “vero rifugiato” basti chiedere a chi sbarca, frettolosamente, da dove viene.
Alcune questioni essenziali rimangono irrisolte. Come evitare altre morti durante i viaggi verso l’Europa? Continuano a non esistere vie legali che siano un’alternativa al traffico di esseri umani. Le nuove procedure concordate con l’Unione Europea permetteranno a tutti i potenziali richiedenti asilo di presentare domanda di protezione nel rispetto dei diritti e delle garanzie previste?
Negli ultimi giorni sono stati segnalate diverse preoccupanti anomalie da questo punto di vista. Il piano di ricollocazione è subordinato alla sistematica identificazione di tutte le persone che arrivano sul territorio nei cosiddetti hotspot. Gli enti di tutela hanno espresso preoccupazione per la previsione dell’uso di una serie di misure coercitive associate all’implementazione del piano, in particolare la detenzione e l’uso della forza e per ottenere il fotosegnalamento. Il rischio concreto è che tutti i potenziali richiedenti asilo che si opporranno al rilascio delle impronte digitali siano soggetti a detenzione proprio in quei Centri di Identificazione e Espulsione (CIE) di cui si auspicava un graduale superamento. È in gioco l’efficacia e la credibilità del sistema d’asilo comune europeo: l’Europa deve trovare soluzioni adeguate per consentire a tutti i rifugiati di vivere nel territorio dell’Unione in dignità e sicurezza. Nel perseguire questo obiettivo, non sono ammissibili deroghe in merito al rispetto dei diritti umani e della dignità di tutti i migranti.
Chiara Peri (Centro Astalli)
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