Trento. Valutare e scegliere nelle organizzazioni ignaziane
Forse, una sorta di premessa “deontologica” di chi scrive risulta necessaria: partecipare a una sessione formativa organizzata dal Jesuit Social Network, come quella che si è appena conclusa a Trento (1 – 4 dicembre 2016), e pretendere di elaborare “a caldo” qualcosa che aspira ad essere puramente oggettivo o descrittivo, sarebbe un tentativo più inutile che fallimentare.
Perché?
Si può semplicemente rispondere, per non perdersi in ragionamenti che rischiano di essere capziosi o addirittura noiosi, che questo Corso di formazione per quadri è stato quanto di più esperienziale possa offrire un contesto formativo. Ciò significa che i trenta e più partecipanti, provenienti da tutta Italia, che hanno seguito in questo percorso Giacomo Costa SJ, Paolo Foglizzo SJ, Alberto Remondini SJ e il segretario generale del JSN Daniele Frigeri, sono stati coinvolti emotivamente – un dato di fatto che è emerso dagli interventi di tutti nel confronto e nella valutazione finale del percorso discussa insieme.
Ed è ampiamente provato che quando le emozioni affiorano si ottengono i maggiori impatti in tema di apprendimento. Accade questo perché nei quattro giorni di formazione si è andati a incidere sui cosiddetti beliefs delle persone, gli aspetti più profondi che in noi rappresentano quella parte sommersa a cui ancoriamo i processi di sviluppo delle nostre capacità e più in generale delle nostre competenze. Parole forse un po’ difficili, ma che si traducono in una energia positiva che si è creata nel gruppo e che ha consentito a tutti di mettersi in gioco. “Nessuno ha fatto tappezzeria” come ha simpaticamente constatato p. Foglizzo SJ. Sicuramente, gli stimoli destabilizzanti che sono arrivati dai “formatori” hanno contribuito non poco.
L’idea di fondo, come è stato comunicato qualche settimana fa nella presentazione della proposta, era quella di un percorso per chi opera nel sociale che rileggesse e riadattasse gli strumenti tipici (la lettura del contesto, la supervisione e la rilettura dell’esperienza e dell’intervento sociale, la gestione operativa ecc…) alla luce della pedagogia ignaziana. Con l’obiettivo di interrogarci sull’esistenza di un modo di realizzare queste cose che trova nella pedagogia ignaziana una chiave di lettura, una modalità propria al di là dello strumento tecnico adottato. Un interrogarsi che non può che complicare il concetto di “professionista” nel mondo sociale.
Di certo, ognuno rientrerà nelle proprie comunità con un bagaglio di “criteri” per riconoscere, interpretare e scegliere, sicuramente più ricco e questo permetterà alle organizzazioni aderenti al JSN di continuare a rappresentare insieme, e con consapevolezza, un Poliedro. Una forma, quindi, alla ricerca costante di un linguaggio che permetta sempre di confrontarsi, perché non ha molto senso, come ha spiegato p. Giacomo Costa SJ, “continuare ad interrogarsi su cosa sia o non sia una rete come quella del Jesuit Social Network; è necessario invece continuare a confrontare le nostre esperienze per crescere”.
Visto che la premessa iniziale, in qualche modo, consente maggiore spazio di azione nella scrittura di questo semplice resoconto, anche se con il rischio di essere un po’ ermetici, si potrebbe concludere in bellezza con la semplice enunciazione dei criteri di papa Francesco. Questi, durante il percorso, sono diventati degli strumenti formativi concreti, parametri di riferimento, che hanno permesso approfondimenti inattesi:
Il tempo è superiore allo spazio
L’unità prevale sul conflitto
La realtà è più importante dell’idea
Il tutto è superiore alla parte
Andreas Fernandez
ufficostampa@vsi.it
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