Torino. Siglata un’alleanza per condividere luoghi di accoglienza
Lunedì 2 luglio, presso la sede del Gruppo Abele, è stato presentato l’accordo fra la Compagnia di Gesù e il Gruppo Abele, nato su un nuovo progetto apostolico collegato all’utilizzo di Villa Santa Croce a san Mauro Torinese.
Dagli inizi del ‘900 fino al 2016 questa casa ha accolto migliaia di persone che sono state accompagnate nella ricerca dello Spirito e della Sua azione nella loro vita e nel mondo, secondo il modello degli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio. Dal mese di luglio la casa continuerà il suo servizio, ospitando persone che attraversano un tempo difficile e che saranno aiutate a riprendere il filo della propria vita, nella prospettiva di un orizzonte più degno e giusto.
“L’accordo, apostolico ben più che immobiliare, intende avvicinare i Gesuiti e il Gruppo Abele nella testimonianza e nell’azione comune a favore dell’uomo e della donna di oggi, in linea di continuità con una amicizia con don Luigi nata fin dai primi passi del Gruppo Abele. Fede e Giustizia, dal dopo Concilio, costituiscono per i Gesuiti il grande orizzonte apostolico sul quale la Compagnia di Gesù si è impegnata negli ultimi 40 anni: non è possibile annunciare il Vangelo senza promuovere la Giustizia, così come ogni volta che si compiono azioni di Giustizia si realizza il Vangelo del Regno. Questa alleanza intende testimoniarlo”, dice padre Remondini.
L’evento del 2 luglio rappresenta dunque un’occasione di riflessione su queste tematiche. Il p. Alberto Remondini SJ ha illustrato brevemente il processo che ha portato a questo accordo mentre il dott. Berardino Guarino, Economo della Provincia dei Gesuiti e già direttore del Centro Astalli Italiano (Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati), ha spiegato quale è la funzione dei beni materiali della Compagnia di Gesù prioritariamente rivolta al servizio dei poveri, i quali, fin dai tempi del Fondatore, sono i veri padroni dei nostri immobili. “Papa Francesco ci ha fatto un invito, quello di utilizzare i beni che abbiamo non per farne una valorizzazione economica, ma per dare un servizio ai poveri. Sono beni che abbiamo ricevuto in dono e per la villa ho passato oltre un anno per trovare quale fosse il soggetto migliore cui affidare la casa”.
A don Luigi Ciotti il compito di illustrare la continuità del servizio nella linea della condivisione e della testimonianza nella città: “La contemplazione che ci muove a toccare Cristo nella sua carne, come spesso dice papa Francesco, ci spinge a spostare continuamente il nostro sguardo dalla Croce alle tante croci del mondo di oggi”.
“Per molti anni nei viali e nelle stanze di Villa santa Croce tante persone hanno cercato le tracce di Dio e il Suo disegno”, dichiarano padre Remondini e don Ciotti. “Da oggi tante altre persone abiteranno quegli spazi, lasciando a noi la sfida di cogliere in loro i passi di Dio che si avvicina all’uomo del nostro tempo”.
L’idea è chiara: nella struttura saranno ospitate persone con fragilità. Oltre ad appartamenti dedicati a donne rifugiate o in difficoltà, ci sarà la prima comunità “papà-bambino” d’Italia. Si partirà con 6 unità abitative dedicate a padri con figli in affidamento a rischio di marginalità sociale.
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