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JSN Cultura e Formazione Carlo Maria Martini, un’eredità da non disperdere

Carlo Maria Martini, un’eredità da non disperdere

A due mesi dalla scomparsa  del gesuita e Arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, padre Sorge, direttore emerito di Aggiornamenti Sociali, propone alcune riflessioni sulla preziosa eredità personale, ecclesiale e civile lasciataci dal Cardinale. Il testo completo è stato pubblicato sul  numero di dicembre della Rivista.

L’eredità di Martini, spiega padre Sorge, «coincide pienamente con quella del Concilio Vaticano II»: il suo insegnamento principale, infatti, risiede nell’amore appassionato per la Sacra Scrittura, per la parola di Dio, che è senza dubbio la prima grande eredità del Concilio. «Non pensare in modo biblico – diceva il cardinale – ci rende limitati, ci impone dei paraocchi non consentendoci di cogliere l’ampiezza della visione di Dio».

Il Concilio ci ha poi lasciato un’eredità di natura ecclesiale: il dialogo fraterno tra tutte le componenti della comunità cristiana, nello spirito della collegialità e della sinodalità. Allo stesso modo, Martini si è adoperato sempre con impegno perché crescesse l’amore al dialogo, sia all’interno della Chiesa, sia tra le Chiese sorelle, alimentando così lo “spirito collegiale” auspicato dal Concilio.

Il card. Martini ha condiviso pienamente e fatto sua anche la grande eredità civile lasciataci dal Concilio: il valore del dialogo della Chiesa con il mondo. Durante il sinodo ci si è interrogati su come annunziare il Vangelo a un’umanità globalizzata e unificata, ma nello stesso tempo multietnica, multiculturale e multireligiosa. Come dialogare con un mondo per molti aspetti postcristiano, di cui, nonostante tutto, la Chiesa condivide la sorte, le speranze e i problemi? A questo si ricollega l’eredità dell’Arcivescovo di Milano: «La Chiesa deve illuminare e formare le coscienze. Come fa la Bibbia, occorre enunciare con chiarezza i grandi principi, ma riferirsi poi alle responsabilità dei singoli per accompagnarli, nel rispetto delle loro libertà di coscienza, verso la verità». Il Cardinale ha poi applicato questo stesso criterio alla vita sociale e politica, auspicando che l’azione dei politici non consista nella realizzazione di principi assoluti, bensì nel raggiungimento del bene comune concretamente possibile in una determinata situazione.

Per ricevere il pdf dell’articolo contattare l’ufficio stampa: ufficiostampa@aggiornamentisociali.it – 0286352414

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