Reggio Calabria. Nasce Casa Eutòpia, la bellezza possibile
Uno spazio abitato da alcune realtà associative reggine che si occupano a vario titolo del bene comune, dalla promozione dei diritti e della partecipazione attiva della cittadinanza, all’ambito della cultura, dell’economia alternativa, della lotta di liberazione dalla ‘ndrangheta.
Lunedì 16 novembre è stata inaugurata a Reggio Calabria “Casa Eutòpia” (da non confondere con l’utopìa di una realtà tanto ideale da essere disincarnata e irreale). “Eutòpia” nasce piuttosto come il luogo di una bellezza possibile e concreta, sorta nel cuore di Reggio per iniziativa di alcuni sognatori, i quali credono ancora possibile sperare e accendere delle luci nel buio. Non a caso per l’inaugurazione è stata scelta la data in cui ricorre l’anniversario della strage dei gesuiti dell’ Università del Centroamerica a San Salvador, avvenuta 26 anni fa.
“Casa Eutòpia” si trova a metà di una ripida salita che da via Reggio Campi sale verso la chiesetta di “Pepi”, una zona della città dove ancora i vicoletti si intrecciano a casette basse, dando l’idea di un piccolo borgo in collina. La casa della famiglia Gerardis – come ogni casa – ha una propria storia, fatta di ricordi, affetti, appartenenze. Da tempo rimasta silenziosa e vuota, avrebbe potuto essere un luogo da custodire gelosamente. Essa invece si apre alla città e alla speranza grazie al gesto gratuito del presidente del Tribunale, il dottor Luciano Gerardis, e della sua famiglia, che la offrono alla Compagnia di Gesù per condividere un sogno. Il gesto è stato vissuto con estremo pudore, perché «quando si intende fare del bene e si vuole donare qualcosa con gratuità, la scelta esige di essere riservata e privata», dice Gerardis. Ma il naturale riserbo è stato spiazzato da un’affettuosa onda anomala che ha inteso dare il giusto risalto all’inaugurazione, invitando le istituzioni cittadine e tutti coloro che, a titolo diverso, avranno a che fare con “Eutòpia”. «Sarà un luogo-segno per il servizio del bene comune», spiega il superiore dei gesuiti uscente, p. Giovanni Ladiana SJ, che passa il testimone a p. Vincenzo Toscano SJ nella guida della comunità reggina. Il senso della missione dei gesuiti in città è stato reso chiaro dal vice provinciale, p. Claudio Barretta SJ, che ha sottolineato l’importanza di un’appartenenza, come religiosi, a un «corpo» che, pur riconoscendo le sue «fragilità», è spinto a camminare da motivazioni forti. Queste – continua p. Barretta SJ – trovano il loro luogo privilegiato «nell’ascolto degli affanni degli uomini» che, con discernimento, «riemerge nel corso di una rilettura personale e richiede di essere decifrato alla luce della speranza». La presenza in città della comunità dei gesuiti non avrebbe senso, visto il particolare carisma della Compagnia, senza il suo «starci nella carne» – afferma p. Vincenzo Toscano SJ, il quale ricorda la propria esperienza come missionario in Messico, creando una linea di continuità ideale con il presente ed evocando l’impegno della Compagnia di Gesù a favore della giustizia e dei più poveri. Compito arduo ma specifico di un carisma, tanto più oggi che le problematiche non sono solo quelle difficili che si vivono in una città di frontiera come Reggio, ma anche quelle più ampie e sfidanti del contesto globale.
“Casa Eutòpia” è il luogo in cui, nel segno della «gratuità e della totale indipendenza da ogni forma di appartenenza» – sottolinea p. Ladiana SJ – troveranno sede alcune realtà associative reggine che si occupano a vario titolo del bene comune, sia che si tratti della «promozione dei diritti e della partecipazione attiva della cittadinanza, sia che riguardi l’ambito della cultura, dell’economia alternativa, della lotta di liberazione dalla ‘ndrangheta». Fra queste ricordiamo il Movimento ReggioNonTace, il Movimento NO al carbone, il Progetto Civitas, C.Stof (Centro di sostegno territoriale Oncologico femminile), Microdànisma, il centro d’ascolto anti-usura, la MAG delle Calabrie, i produttori agricoli di Calabria solidale, I Mattanza, l’Orchestra Giovanile dello Stretto “V.Leotta”. Queste realtà, rimaste finora “senza casa”, saranno d’ora in poi seme e fermento, e favoriranno in città la possibilità di incontrarsi, confrontarsi, comunicare con libertà, creando relazioni dialoganti che facciano da humus per futuri orizzonti possibili.
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